Risiera_San_sabba - FABELLO VIAGGI

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Risiera di San Sabba


Collocazione: alla periferia di Trieste, in direzione della Slovenia
Città nelle vicinanze: Trieste

Dopo che la Repubblica Sociale Italiana ebbe passato sotto la responsabilità tedesca i territori del "Litorale Adriatico" (con le province di Udine, Trieste e Fiume) si accentuarono le operazioni di polizia delle organizzazioni naziste. Alla periferia di Trieste, in un vecchio stabilimento per la pilatura del riso (la Risiera, appunto) i nazisti impiantarono un campo di concentramento dove italiani, sloveni, croati - oppositori politici, ebrei o semplici "sospetti" - vennero rinchiusi, torturati e anche uccisi. Si calcola che di qui transitarono circa 25.000 persone (di queste si conosce con certezza il nome di poche centinaia). La Risiera fu l'unico campo italiano nel quale fu installato un forno crematorio, per l'eliminazione dei corpi delle molte vittime. Il numero esatto delle vittime di questo campo non lo si conoscerà probabilmente mai: certamente furono diverse migliaia.La macchina dello sterminio funzionò a pieno ritmo fino alla fine della guerra: il 29 aprile, mentre le armate tedesche erano in fuga, gli ultimi prigionieri furono liberati e il forno crematorio fu fatto saltare con la dinamite, per cancellare ogni traccia degli orrendi delitti commessi qui dalle SS.Nel dopoguerra la Risiera fu a lungo dimenticata, e la stessa esistenza di un campo di sterminio qui fu talora negata. Un incendio doloso distrusse molte delle strutture ancora in piedi. L'edificio è stato dichiarato monumento nazionale nel 1965. Nel 1976, infine, arrivò a termine un lungo processo, fortemente voluto dall'associazione degli ex deportati: i responsabili del campo furono condannati a severe pene (anche se continuarono a vivere tranquillamente in libertà in Germania).
Oggi. La Risiera è stata restaurata secondo le indicazioni uscite da un concorso internazionale. Purtroppo sono andati perduti i graffiti - di cui rimangono alcune vecchie fotografie - tracciati sui muri dai deportati. Una lastra scura indica l'area esatta sulla quale sorgeva il forno crematorio. Il Museo è disponibile per l'organizzazione di visite guidate.

Per saperne di più:
Il sito dell'ANED


Brani liberamente tratti dal libro


"DALLO SQUADRISMO FASCISTA ALLE STRAGI DELLA RISIERA"


curato dall'ANED Trieste 1974


Crollato il regime fascista, dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943 e l'occupazione tedesca, la "repubblica di Salò" operò la vergognosa cessione di Trieste, della Venezia Giulia e del Friuli allo stato nazista, che doveva tanto complicare la politica italiana anche dopo la liberazione. Il governo di queste zone chiamato Litorale Adriatico (Adriatisches Kustenland) era stato affidato al governatore della Carinzia ( la stessa regione in cui governa Haider) Friedrich Rainer che era un nazista che odiava l'Italia. Secondo le sue valutazioni etnico-razziali il Friuli e la Venezia Giulia erano per la gran parte estranei alla nazione italiana per cui la loro separazione dallo stato italiano si giustificava anche sotto questo profilo. Egli infatti riduceva la popolazione "etnicamente" italiana del Friuli-Venezia Giulia a sole 250.000 unità complessivamente che egli così ripartiva:100.000 nel Friuli in quanto altri 400.000 erano "furlanern" cioè ladini, differenti di lingua e di razza e 200.000 erano sloveni. 150.000 nell'Alta Istria e a Trieste, cioè nella Venezia Giulia la quale in sostanza era un "miscuglio di popoli" rovinati dall'incapacità dello Stato Italiano. Così, sotto il tallone hitleriano si estende ai territori così facilmente conquistati la barbara azione dell'apparato nazista, non solo per combattere la sempre più vivace e impegnata lotta partigiana, ma anche per estendere a tali territori la mostruosa macchina stritolante delle uccisioni, deportazioni e delle depredazioni che colpiscono in modo particolare gli ebrei.Viene allora requisito un vecchio edificio a suo tempo adibito a stabilimento per la raffinazione del riso, e viene trasformato in campo di smistamento per le deportazioni nei campi di sterminio in Germania, Austria e Polonia, come Fossoli e poi Bolzano,con in più la efferatezza dei campi di sterminio e delle peggiori carceri sotto il controllo delle SS nell'Italia occupata. Non manca nemmeno il forno crematorio per l'incenerimento dei cadaveri dei fucilati e dei morti sotto le torture, per la eliminazione fisica degli elementi ritenuti irriducibilmente nemici del nazifascismo, senza nemmeno prendersi la briga di trasferirli nei campi di Auschwitz, di Mauthausen, di Dachau, di Rawensbruch. Non manca, e non poteva mancare nell'azione poliziesca di repressione e di cattura dei partigiani, dei sospetti di antifascismo, degli ebrei, la collaborazione di fascisti italiani (italiani!), che spesso si distinguono nella gara con le SS per la ferocia del comportamento; quasi a confermare che quanto avviene nel nostro tempo per opera degli epigoni del nazifascismo non è che la continuazione di quelle azioni da parte di gruppi, per fortuna oggi senza potere, ancora avvelenati dai miasmi di allora. Oggi la Risiera di San Sabba è riconosciuta monumento nazionale perchè "sia conservata ed affidata al rispetto della Nazione per il suo rilevante interesse, sotto il profilo storico-politico", come prescrive il decreto n.510 del 15 aprile 1965 del Presidente della Repubblica..


Ebbene, il "monumento" deve essere soprattutto dentro di noi, nelle nostre menti e nei nostri cuori, e i suoi 5000 caduti devono aggiungersi nel nostro reverente ricordo agli undici milioni di caduti in tutti i campi di sterminio, per ammonire che l'uomo deve essere liberato, in una società più giusta e più equa, da tutte le cause di odio che generano inevitabilmente la violenza; perché la violenza condanna chi la esercita e chi la subisce, a un grado inferiore quello irrazionale delle fiere.



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La storia


Verso la fine di ottobre 1943 il grande complesso di edifici dello stabilimento per la raffinazione del riso, costruito nel 1913 nel rione periferico di San Sabba, venne trasformato dagli occupanti tedeschi in prigione, campo di smistamento per deportazioni in Germania e deposito di beni razziati agli ebrei e alle popolazioni dei villaggi durante le azioni di rappresaglia in Istria e nel Carso.Dopo qualche mese vennero costruite le celle e l'essiccatoio fu trasformato in forno crematorio: non occorreva costruire il camino in quanto c'era già la ciminiera dello stabilimento alta 40 metri. Il collaudo venne fatto il 4 aprile 1944 con i 70 cadaveri degli ostaggi fucilati il giorno precedente al poligono di Opicina (sobborgo alle porte di Trieste).In breve tempo quindi, e con poca spesa, i tedeschi organizzarono un  campo di sterminio, un grande deposito magazzino e la caserma per la truppa. La Risiera era proprio adatta per i loro piani criminosi. Le finestre vennero murate; tutto il complesso era già recintato; per il controllo bastava il corpo di guardia al cancello, unica entrata.Vicino all'entrata c'era, a sinistra, un piccolo edificio  che serviva da abitazione per il comandante del lager (ora abitazione del custode); a destra un più ampio edificio a due piani per uffici ed abitazioni dei sottoufficiali (ora demolito e lo spazio trasformato in parco). Nel primo cortile c'era anche l'officina e il garage (ora trasformato in cappella). L'edificio centrale, fra i due cortili, si ergeva a sei piani: serviva come caserma.Nel cortile interno, al quale potevano accedere solo gli elementi più fidati, si giungeva attraverso un sottopassaggio a volta, sbarrato da un alto cancello  di ferro. Nel sottopassaggio, a sinistra, si apriva una buia stanzetta, chiamata la "cella della morte", che accoglieva i prigionieri portati dalle carceri e destinati al forno crematorio.Al piano terra dell'edificio a due piani, a sinistra, erano state costruite le celle dove erano rinchiusi i prigionieri più sospetti. 17 micro-celle nelle quali venivano ristretti fino a 6 prigionieri: tali celle erano particolarmente riservate ai partigiani, ai politici, agli ebrei, destinati all'esecuzione a distanza di giorni, talora di settimane. Le prime due celle venivano usate a fini di tortura o di raccolta di materiale prelevato ai prigionieri: vi sono state rinvenute, fra l'altro, migliaia di carte d'identità. Nei due piani sopra le celle erano sistemati i laboratori di sartoria e calzoleria per le SS. Gli ebrei e i prigionieri destinati ai campi di concentramento in Germania erano ammassati negli stanzoni dell'edificio a tre piani. Nel lungo tratto ora demolito, oltre l'attuale muro di cinta, c'erano i depositi dei beni razziati agli ebrei e le stalle per il bestiame predato durante le azioni di rappresaglia nei villaggi d'Istria e sul Carso.Nel cortile interno, proprio di fronte alle celle, in una costruzione più piccola -i segni della sagoma sono ancora oggi sul fabbricato centrale- c'era il forno crematorio. Un canale sotterraneo univa il forno alla ciminiera (ora in sua vece sorge una spirale simbolica in metallo).Per i dettagli vedi la pagina:la pianta della Risiera di San Sabba. Sul tipo di esecuzioni in uso le ipotesi sono diverse e probabilmente tutte fondate: gassazione in automezzi appositamente attrezzati, colpo di mazza alla nuca o fucilazione. Non sempre la mazzata uccideva subito per cui il forno ingoiò persone ancora vive. Fragore di motori, latrati di cane appositamente aizzati, musiche, coprivano le grida e i rumori delle esecuzioni.Il forno crematorio e la ciminiera vennero distrutti dai nazisti nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1945 per eliminare le prove dei loro crimini. Tra le macerie furono rinvenute ossa e ceneri umane raccolte in tre sacchi di carta, di quelli usati per il cemento. Fu inoltre rinvenuta una mazza ora esposta al museo. Il processo per questi crimini si è concluso a Trieste nel 1976.

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