Altre testimonianze - FABELLO VIAGGI

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PARLANO GLI STUDENTI


Ricordi e sensazioni degli studenti della classe III A della Scuola media di Isili (NU) di ritorno dal viaggio con "Un treno per Auschwitz", gennaio 2006


ELISA , 16 anni, Liceo Classico (Viaggio in Polonia, marzo-aprile 2001)
"...I binari del treno, il filo spinato, le baracche... luoghi impossibili da dimenticare, testimonianze di follia e odio. È stata per me un'esperienza molto utile che mi ha fatto riflettere e capire che è meglio conoscere i fatti prima di giudicarli per sentito dire ed esprimere opinioni avventate".

PAOLO, 12 anni, I Scuola Media (Viaggio in Polonia, marzo-aprile 2001)
"...Una cosa che dovremmo imparare tutti è la capacità di non commettere gli errori fatti durante in nazismo, non dimenticando, bensì traendo da questa tragedia lo stimolo per migliorare il mondo, affinché sia buono e senza alcuna forma di razzismo".

ELISA ANTONACCI, ROSALIA CALCAGNO e ERIKA FASANO, ITC Giovanni Falcone, Corsico (Milano) - (Viaggio in Polonia, marzo-aprile 2001)
"La visita ai campi di sterminio è stata un'esperienza davvero toccante che ci ha fatto capire fino a che punto può arrivare la crudeltà dell'uomo. Ritrovarci in quei luoghi, ripercorrerli a fianco a chi ha vissuto in prima persona quella terribile realtà ha suscitato in noi emozioni così forti da aver lasciato un segno dentro di noi. Vedere in quei luoghi macabri i resti di quel terribile massacro ci ha fato rabbrividire e apprezzare di più la vita, perché ha fatto capire a noi, abituati a vivere nel benessere, che tante piccole cose che diamo per scontate in realtà non lo sono".

ILARIA CHIESA, TANIA GALLANA e EDOARDO OLDRATI, Liceo scientifico Gian Battista Vico, Corsico (Milano) - (Viaggio in Polonia, marzo-aprile 2001)
"...Solo ora, che abbiamo avuto l'occasione di entrare in contatto con questa realtà, possiamo considerarci testimoni, e come tali abbiamo l'obbligo di aiutare chi non ha visto, chi non sa e chi non vuole sapere come fu messa in atto la decisione di sterminare un popolo".

ROBERTO CANDOTTI e STEFANO MILANESI, ITIS Augusto Righi, Corsico (Milano) - (Viaggio in Polonia, marzo-aprile 2001)
"...Quando ci hanno comunicato che avremmo partecipato a un viaggio in Polonia che aveva come scopo il "pellegrinaggio" ai campi di concentramento di Auschwitz Birkenau, pur essendo a conoscenza della 'fama' di quei luoghi, non avevamo la minima idea di cosa essi rappresentassero realmente per l'umanità. La prima domanda che ci siamo posti riguardava il termine pellegrinaggio: perché non visita? Di solito i pellegrinaggi si fanno verso luoghi dal significato religioso. Ma l'importanza del ricordo di Auschwitz è tale da equipararlo a un luogo di culto".

MAURIZIO COPPOLA, II B tecnico (visita a Dachau, Mauthausen, Ebensee, Gusen e Hartheim nel maggio 2000)
"...Durante il racconto dei deportati ascoltavo quasi impassibile, ma ripensandoci mi veniva l'angoscia e a volte mi sembrava di sentire dei brividi di freddo corrermi nelle vene. (...) Gli animali uccidono per fame o per sopravvivere, le SS non avevano neanche questa giustificazione".
CLAUDIO PELLICANI, II B tecnico (visita a Dachau, Mauthausen, Ebensee, Gusen e Hartheim nel maggio 2000)
"I lager erano delle vere e proprie 'fabbriche della morte', che funzionavano con meccanismi precisi e metodici. (...) Questo viaggio mi è servito molto per conoscere, anche attraverso la testimonianza dei reduci, la macabra realtà dei campi di concentramento. Un'esperienza che non dimenticherò mai".

LUCA MARINELLO II B tecnico (visita a Dachau, Mauthausen, Ebensee, Gusen e Hartheim nel maggio 2000)
"Dopo una breve preghiera ci siamo diretti alla 'scala della morte'. È stato impressionante scenderla e risalirla. Era tristissimo pensare a quello che avevano subito gli ebrei in quei momenti. (...) Questo maggio mi rimarrà impresso per tutta la vita perché ho avuto la possibilità di conoscere realtà che non si vedono tutti i giorni. (...) Il nazismo in tutti i sensi era, è e sarà una delle pagine più nere della storia".

I RAGAZZI del "Centro di Aggregazione Giovanile" di Figino Serenza - CO (di ritorno da Dachau, aprile 2000), con l'aiuto di Alessandra Natoli
"Ma allora che cosa davvero rende liberi? La consapevolezza di ciò che è stato, la memoria della storia, la capacità di saper distinguere fra bene male che può derivare dall'esperienza di chi ci ha preceduto: per questo Zilli, Dachau, i pochi sopravvissuti e le innumerevoli vittime ci chiedono di non dimenticare. E noi dobbiamo ascoltare la voce dei vivi e... il silenzio dei morti".

LICIA - Figino Serenza - CO (viaggio a Dachau, aprile 2000)
"Mentre il signor Zilli raccontava la morte dei suoi compagni in una baracca di Dachau, una ragazzina del nostro gruppo, sigaretta in bocca, ascoltava da una radiolina canzoni da discoteca. Ho espresso il mio rabbioso dispiacere alla guida, che mi ha risposto semplicemente 'sta tranquilla, presto lo capirà da sola'. E così è stato: dopo qualche minuto la ragazzina ha spento la radiolina e la sigaretta e ha iniziato ad ascoltare".
  
  

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